NECESSITà DEL VOLTO. Pratiche dello sguardo
Tra
disegno e fotografia
Workshop sulla
decostruzione dello sguardo
di Paola Mongelli e Petra Probst
con il patrocinio dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema
“Dopo mille e mille anni che il volto umano parla e respira si ha ancora l’impressione che non abbia cominciato a dire ciò che è e ciò che sa”. Antonin Artaud
Partendo dalla premessa che osservare è conoscere e che l’atto di osservare è efficace se immerso nel più profondo contesto del sentirsi e del sentire, questo seminario propone attraverso il disegno, la fotografia ed altri mezzi artistici, un percorso sul tema della figura umana, passando attraverso l’esplorazione del proprio volto, la condizione del buio, il rovesciamento dei ruoli osservatore/osservato e la sperimentazione di specifiche pratiche dello sguardo.
A queste fasi di carattere esperienziale si affiancheranno ed
alterneranno momenti di approfondimento e discussione delle dinamiche in gioco
nella reciprocità della visione, tramite letture, spunti di riflessione,
analisi di immagini, idee a confronto.
Tutto questo nel tentativo di condurre ad una decostruzione dello sguardo, utile ad arricchire e
vivificare l’atto del vedere, ridurre la distanza operatore-soggetto, attivare
la fiducia nel proprio sentire oltre che nelle proprie competenze, recuperando
la dimensione tattile e gestuale e avvalendosi della preziosa risorsa che offre il
lavoro di gruppo, nel cui ambito maggiormente si valorizza l’unicità
dello sguardo di ciascuno.
Il lavoro pone l’accento sull’importanza della soggettività nella percezione,
del partire da sé, dal proprio vissuto per poi trascenderlo nell’atto creativo.
La messa in discussione della coincidenza visione/vista porta ad
una riconsiderazione dell’azione dell’osservare, come esperienza corporale che
chiama in causa tutti i sensi. È significativo in questa
pratica poter sperimentare come proprio l’esclusione della vista permetta di raggiungere
una maggior profondità ed intensità nel contatto con la realtà e nella relazione
con l’altro, e quasi di regola produca le soluzioni formali più
originali ed immediate. Questo dato conduce facilmente alla riflessione sul concetto
di limite e sul suo rovesciamento.
Il valore dell’azione creativa emerge anche nelle accezioni di dono, di
ricchezza, di sviluppo del proprio potenziale intuitivo, di
mezzo per darsi spazio ed agire la propria facoltà di essere nel mondo. Atto
creativo dunque come ponte verso una realtà migliore e più vicina ai
nostri desideri.
Il corpo in rapporto allo spazio, l’invisibile inteso come
ciò che non possiede (ancora) forma, la densità dello sguardo, verbalizzazione
e logos come potenti strumenti di visione, la rivalutazione del senso
del tatto, tanto penalizzato dall’approccio oculocentrista, sono altri
concetti cardine che sostengono questo percorso.
Verranno toccati temi
inerenti la memoria legata alla propria immagine nel tempo, alla propria
storia e alle proprie radici.
© Paola Mongelli, Petra Probst
© Paola Mongelli, Petra Probst
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